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Come stai?

- Come stai? - Sto. Tra alti e bassi, tensioni e timori. Sto all’erta del domani perché so cosa può capitare tra capo e collo senza preavviso. Ho imparato a vivere e godermi ogni singolo momento, che la vita reale è solo oggi, ma quando siamo felici poi guardo negli occhi mio figlio e mio marito e penso che sia frustrante essere nel mondo dei grandi, consapevoli che il lieto fine non te l’assicura nessuno anche se ci metti tutto l’impegno di cui sei capace. Mi volto a guardare il percorso fatto e mi sembra assurdo, osservo incredula le orme che ho lasciato indietro e che mi sembrano troppo grandi per i miei piedi. Penso che mi trovo in quella penombra dove da una parte ho la luce e dall’altra il buio, che cerco di guardare il sole ma non sempre ci riesco, ogni tanto qualche nuvola oscura il mio sereno. E soprattutto penso che finire le terapie non sia sinonimo di guarigione, anzi per essere precisi un malato di cancro non si considera mai del tutto guarito ma ‘da tot tempo libero da malattia’. Perché potrebbe esistere una cellula chemioresistente annidata da qualche parte nel mio corpo e pronta a ricominciare da capo il suo massacro. E hai voglia a sentire chi dice di pensare positivo. Certo, è il mio preciso compito quella di essere positiva e ottimista, ma sono troppo realista per non considerare ipotesi che potrebbero esistere. Per questo mi aspettano anni di controlli serrati. So che desidero profondamente non ritrovarmi mai più in una situazione del genere, né per me né per una persona che amo. Penso che sono stanca e sto puntando i piedi come i bambini quando non vogliono fare una cosa, ma che ho una grandissima voglia di farcela e dare vita a tutti i progetti che avevo e quelli nuovi che ho. Penso che davanti a me ci sia un punto interrogativo grande quanto un grattacielo.

Ecco, questo è ciò che sta veramente dietro al mio ‘per ora bene’ quando mi chiedete come sto.




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