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In spiaggia

A pancia in giù in spiaggia ascolto a occhi chiusi i rumori di sottofondo. Sento il chiacchiericcio delle persone, le imprecazioni di un gruppo che gioca a scala quaranta, i tonfi della palla da beach, il ragazzo che urla coccobello, i ragazzini che ascoltano la musica con i telefonini. In lontananza il rombo dei motoscafi e le onde che si infrangono sul bagnasciuga. Provo ad afferrare quella sensazione di serenità e spensieratezza che mi hanno sempre suscitato questi suoni.. ma faccio un po' fatica. So che quest'anno non mi è concesso e mi dispiace, quindi scavo nella memoria alla ricerca di sapori sepolti. Estate, sole, mare, vacanza! Che meraviglia quando il fulcro dei pensieri era questo, che meraviglia la leggerezza. Parto da quando ero bambina e scorro le mie estati, ne passo almeno venti tra ricordi sparpagliati. Mi rendo conto che sono sempre stata un passo troppo in là per godermi l'attimo, mi sono sempre sentita in corsa contro il tempo, chissà perché poi. Questa è una delle sfide della malattia, sapersi godere appieno il momento presente, oggi ci sei e devi vivere al meglio. La sfida pesa il doppio se non ne hai assolutamente la predisposizione caratteriale. Arranco tra i ricordi appigliandomi a falò in spiaggia, a bagni di mezzanotte, a tuffi in acqua con i braccioli, a corse in bicicletta o con i pattini, alla nonna che prepara la conserva nel mezzo del cortile, all'estate ragazzi, al profumo dei libri delle vacanze, ritrovandomi poi di nuovo grande in discoteca o ad un aperitivo su un lungomare. Che meraviglia la leggerezza! Non ho capelli da scompigliare, ma è bellissima la brezza che ti accarezza il viso. Rivivo tante sensazioni attraverso gli occhi di mio figlio, e richiudo i miei con la certezza che arriverà un tempo migliore.



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