Mi guardo allo specchio e inizio a intravedere di nuovo Milly, la scorgo e mi sembra di riconoscerla. Pian piano ChemioMamma sta scomparendo dietro nuove piccole ciglia, sopracciglia e capelli radi e sparpagliati, ma che danno segni di vita. Da quando ho finito le terapie soffro di quella che chiamo "la sindrome di Clark Kent", sono stata Superman (anzi superwoman) fino al 30 novembre e poi le luci si sono spente. Sono rimasta sola sul palco a fissare una platea vuota al buio. Sono tornata Clark Kent. Chi sono io, oggi? In queste settimane, questa è la domanda che rincorro. Scendo dal palco e cerco il mio posto su poltrone che però sono troppo piccole. Non ero più abituata a stare comodamente seduta e godermi lo spettacolo. Allora faccio un bel respiro e mi rimetto a correre nella quotidianità che non ti dà tregua ne' scampo, come un fiume in piena ti travolge e tu devi andarci dietro. Sono di nuovo in mezzo agli altri. Certamente diversa. Chissà se in mezzo agli altri si noteranno le cicatrici sul mio cuore, nella mia anima, anche quando non porterò più il foulard in testa. In tutto questo anno io non ho mai voluto nascondermi ma ho sempre portato alta e fiera la bandiera della mia personale battaglia, che poi è la battaglia di tante persone. Insieme siamo più forti. Certo, non è finita. Per me personalmente, dato che mi aspetta ancora un futuro molto incerto e all'erta, e anche perché il mio impegno per la causa non è finito qui anzi è appena iniziato. Ho bisogno del giusto tempo, delle giuste pause, dei giusti spazi, ma non è finita qui. Non ho più la benzina di prima, l'essere sul campo di battaglia mi dava quel fuoco necessario per alimentare la forza combattiva, ma il ricordo e l'esperienza sicuramente mi daranno la scintilla per avere la forza saggia, quella che ti si pianta dentro e non ti lascia più, come le cicatrici. Ora inizio a ricordare tutto con un sorriso, la paura è passata. Si può fare, e io per ora ce l'ho fatta.
