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Tornare in onco


Ci sono luoghi che ti sanno di casa, ovvero che per quanto possano essere brutti ti senti bene lì.

Stamattina un dolore persistente al fianco destro mi ha fatto mandare un messaggio alla mia oncologa alessandrina, che mi ha invitata a passare dall'onco a farmi dare un'occhiata.

Guidando verso l'ospedale pensavo all'effetto che mi avrebbe fatto rientrare in day hospital in piena attività diurna, e ho temuto di percepire quella sensazione di nausea che inconsciamente si prova dopo tanto malessere.

Invece come tutte le cose (ad esempio il parto!), quando le emozioni positive seguono quelle negative, inevitabilmente le seppelliscono.

Percorrendo la strada verso l'ingresso, per abitudine ho buttato subito l'occhio verso le finestre che si sporgono sul viale, attraverso le quali si intravedono le poltroncine su cui tante volte mi sono seduta a fare terapia guardando il cielo fuori.

La sensazione è stata familiare come quando torni nella tua scuola di infanzia o nella casa dei tuoi genitori, un retrogusto di cose ormai passate ma con il piacere di entrare e ritrovare tutto al suo posto.

Sono entrata e ho trovato le mitiche infermiere (e infermieri), che non mi stancherò mai di elogiare per quanto siano uno dei pilastri del reparto, con la loro calda e speciale umanità.

Sono stata letteralmente investita da baci e abbracci, domande, sorrisi e carezze.

Un calore che mi ha fatto stare bene, come a casa.

Può sembrare folle, o forse è così perché sto bene, ma non lo è affatto.

Per pura combinazione ci siamo trovate - chi a fare una visita chi una terapia - in cinque amiche, e abbiamo fatto caciara come 'ai vecchi tempi'.

Attaccata alle flebo si è nuovamente asciugata la bocca e annebbiata la vista, ma c'era la rete a tenermi su, ero sicura.

A volte mi commuovo ancora per la vita che si può trovare in un reparto di oncologia, mentre paradossalmente ci si aspetta di provare solo angoscia.

Amiche che ti stringono forte la mano mentre la vista si annebbia, i muri della burocrazia che si abbattono, si respira solo amore e tanta solidarietà; qui più che in altri posti, perché è proprio attraverso queste stanze che scorre la vita vera, quella che non ne sprechi nemmeno un grammo e che l'amicizia vale più qua dentro che fuori dato che ti guardi negli occhi e provi le stesse pene e gioisci per gli stessi risultati.

E' qui che cadono i muri, che si è tutti più veri e più vicini, più buoni e compassionevoli, perché qua si pensa a ciò che davvero è importante.

Gratitudine è la parola d'ordine di questa giornata, verso le infermiere, gli infermieri, dottori e dottoresse, e le chemioAmiche.


PS: giuro che le foto sono state scattate in pausa pranzo :-)





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